

Fondantico di Tiziana Sassoli a TEFAF Maastricht 2025
Da Sebastiano Filippi detto Bastianino a Lavinia Fontana e Giovanni Lanfranco, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, Giuseppe Maria Crespi e Gaetano Gandolfi
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COMUNICATO STAMPA
Dal 15 al 20 marzo 2025 la galleria Fondantico di Tiziana Sassoli presenterà a TEFAF Maastricht, la più importante fiera al mondo per le belle arti, l’antiquariato e il design, una ricca selezione di opere di notevole interesse storico e artistico realizzate da maestri, soprattutto bolognesi e emiliani, attivi tra la metà del Cinquecento e gli inizi del secolo scorso.
Il percorso si apre con la deliziosa tavola con l’Adorazione dei pastori (c. 1565) di Sebastiano Filippi detto Bastianino, il più prolifico e ispirato decoratore della Ferrara di Alfonso II, nonché uno dei maggiori poeti del manierismo italiano, seguita da un severo ritratto di Bartolomeo Passerotti, che immortala, sul peculiare fondo color vinaccia, un gentiluomo bolognese, probabilmente della nobile famiglia dei Bianchini, dando prova della sua proverbiale abilità descrittiva nella minuziosa restituzione del costume e della fisionomia. A Lavinia Fontana, beniamina dei collezionisti più avveduti, appartiene invece la tela, sinora inedita, con lo Sposalizio mistico di santa Caterina (c. 1595-1600), che rivela i migliori caratteri dell’autrice - vera grande artista e non solo in quanto donna - nella studiata complessità dei gesti dei personaggi e nell’aggraziata sentimentalità che pervade la scena.
Di mano del parmense Giovanni Lanfranco, che seppe distinguersi dagli altri allievi dei Carracci per la capacità di reinterpretare in chiave moderna il lascito di Correggio, è la grande Venere dormiente con Cupido e un amorino (c. 1618-20), opera, caratterizzata da una sensualità assai esplicita, esposta alla recente mostra Guercino. L'era Ludovisi a Roma tenutasi alle Scuderie del Quirinale.
Dello stesso Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, uno dei pittori del Seicento italiano più amati dal pubblico internazionale (secondo, si direbbe, solo al Caravaggio), si presentano ben due opere: una smagliante tavoletta, sinora inedita, raffigurante La fuga in Egitto, primizia giovanile, databile al 1615 o poco dopo, nella quale il paesaggio ricopre un’importanza primaria, vista l’ampiezza della veduta che si apre alle spalle delle figure; e un fresco dipinto su rame, anch’esso destinato al collezionismo, con la Maddalena penitente, probabilmente realizzato dal maestro centese intorno al 1622-23, durante il soggiorno romano.
Transitando nel XVIII secolo s’incontrano la tela con Giovane uomo con elmo piumato, opera tipica del bolognese Giuseppe Maria Crespi, che rielaborò le tendenze “naturali” della tradizione locale in un linguaggio di grande immediatezza pittorica e qualità luministica, e una straordinaria, quanto rara, serie di quattro ovati in terracotta - d’intatta policromia e ancora accompagnati dalle cornici organali - raffiguranti scene di genere (1750-60) di Domenico Piò, esposti lo scorso anno al Palais Fesch - Musée des Beaux-Arts di Ajaccio alla mostra Bologne au Siècle des Lumières. Art et science, entre réalité et théâtre. Al virtuoso pennello di uno dei protagonisti assoluti della cultura pittorica del secondo Settecento italiano, Gaetano Gandolfi, al cui rilancio in ambito internazionale ha contribuito in maniera determinante il lavoro di ricerca svolto dalla galleria Fondantico negli ultimi decenni, appartengono invece il fresco bozzetto per la grande tela con La continenza di Scipione (1784) e il teatrale dipinto, sinora inedito (c. 1790), raffigurante il mito di Semele, che, gravida di Giove, cade nel tranello di Giunone e chiede all’amante di mostrarsi in tutto il suo fulgore, rimanendone però incenerita.
Oltre gli Old Masters, la mostra prosegue, grazie al supporto di Edoardo Battistini, con le opere del simbolista Mario de Maria, detto Marius Pictor, autore di un raro Autoritratto del 1878, dove si mostra con cilindro e papillon davanti ai tetti di Parigi, e della straordinaria tela, che documenta le sue originali sperimentazioni sulla luce, intitolata Convegno amoroso, eseguita nel 1906 quando si trovava a Venezia, e di Alfredo Protti, esponente della Secessione bolognese, presente anch’egli con un Autoritratto eseguito negli anni giovanili.
Chiudono il percorso espositivo il capolavoro, datato 1899, del pittore, restauratore e scrittore d’arte ungherese Zoltán Veress e due dipinti - tra cui l’Autoritratto al cavalletto (1920-25) - della pittrice parigina Gabrielle Roger che rivelano la sua partecipazione alla corrente Fauves e l’attenzione agli esempi di Matisse.
Allestimento: Studio FROM, di Matteo Fraticelli, New York.
Artemide PR, comunicare con stile.
by Stefania Bertelli
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